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TRASFORMA

Art direction — Alfio Mazzei

Il corpo, di qualunque tipo esso sia, è tante cose ma sicuramente non è statico. Nella realtà odierna, esso non è più solo una concretezza fisica e biologica, ma piuttosto un campo di forze in continua trasformazione, permeato da flussi vitali e possibilità espressive. L’esplorazione di questa potenzialità corporea spinge a riflettere sulla fluidità dell’identità e sulla straordinaria versatilità del veicolo fisico attraverso la sua infinita forza di trasformazione. 

Trasforma offre una visione che va oltre la staticità dell’anatomia, abbracciando l’idea che il corpo sia un insieme di vitalità in costante divenire, un terreno di metamorfosi ininterrotte in continua relazione con tutto ciò che lo connette al mondo, dall’aria che riempie i polmoni al nutrimento che trasforma e fa mutare forma.

Trasforma diviene una riflessione sulla vitalità inesauribile del corpo, epicentro di una metamorfosi senza confini, che grazie al suo infinito potenziale, diventa ciò che vuole. Tre posizioni artistiche provenienti dalle diverse regioni linguistiche e culturali della Svizzera hanno preso parte alla realizzazione di progetti site specific per gli spazi di Spazio Lampo a Chiasso e ne occupano sia l’interno che l’esterno. Le opere visuali del duo BiglerWeibel (Jasmin Bigler, *1993 e Nicole Weibel, *1990, vivono e lavorano a Berna) sono combinate a due lavori distinti legati alla performance art di Isabella Giampaolo (*1994, vive e lavora in Ticino) e Cecilia Moya Rivera (*1992, vive e lavora a Ginevra), vivibili, questi, una sola volta durante il pomeriggio di sabato 3 febbraio. 

Mostra curata da Associazione +41 su invito di Spazio Lampo

Opening: sabato 3 febbraio a Spazio Lampo, Via Livio 16, Chiasso 
16:00 performance di Isabella Giampaolo
17:00 performance di Cecilia Moya Rivera

Questa mostra è resa possibile grazie al contributo di Pro Helvetia, Repubblica e Cantone Ticino – Fondo Swisslos e Comune di Chiasso.

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Ultra liquida

Il nostro presente sembrerebbe essere caratterizzato da una velocità non più scandita dalle leggi della natura, ma da ritmi dettati dall’essere umano, alterati e dilatati, che rendono la nostra esistenza veloce, ultra rapida. Come un fiume in piena che scorre liquido, fluido, inesorabile. Nel corso degli ultimi decenni, numerosi sono gli studiosi che hanno cercato di analizzare e definire l’epoca della tarda modernità o postmodernità, figlia della caduta del muro di Berlino, della globalizzazione, del consumismo di massa, degli spostamenti e della tecnologia.

Anche il sociologo e filosofo polacco Zygmunt Bauman (Poznań,1925 – Leeds, 2017), uno dei più grandi pensatori dei nostri tempi, ha riflettuto tramite i suoi numerosi scritti sull’era in cui viviamo, identificandone una caratteristica ben precisa. Per descrivere la società venutasi a creare tra la fine del Novecento e il nuovo millennio, Bauman pubblica Liquid modernity (2000, LaTerza) coniando così la metafora della liquidità. In base alla classificazione degli stati di materia, le sostanze liquide si distinguono per la loro mutevolezza e la tendenza a cambiare costantemente e ad assumere differenti forme a seconda del contenitore che le racchiude. Così come per i liquidi, sono proprio il divenire e il costante cambiamento che contraddistinguono i nostri tempi. Una liquidità che si contrappone alla solidità del secolo scorso, quando apparentemente maggiori erano le certezze, anche quelle del futuro. E sebbene il Novecento sia stato l’epoca dell’emancipazione, questo non ha esaurito il problema delle disuguaglianze, generando nuove incognite che si proiettano sul nostro presente. Per Bauman apparteniamo a una realtà plasmata da incertezza, fragilità e precarietà. Caratteristiche rintracciabili in diversi ambiti della società, come nel mondo del lavoro e nei rapporti relazionali, dove a risentirne maggiormente sono le nuove generazioni. Una condizione sociale apparentemente negativa, alla quale però fa da contraltare una libertà che non ha visto precedenti nella storia dell’umanità. Una libertà che genera sì disorientamento, ma che può essere impiegata come strumento di responsabilità e di scelta per partecipare in maniera attiva al nostro avvenire. 

Ultra liquida prende ispirazione proprio dalla complessità della nostra contemporaneità e da alcune tematiche e problematiche che si collegano ai nostri tempi. Un progetto espositivo che vuole evidenziare come il presente - forse in alcuni casi già passato - e l’arte siano due mondi in stretta relazione. Sfruttando l’architettura longitudinale della Torre dei Forni, l’esposizione verrà sviluppata partendo da tre assi principali, selezionati secondo una riflessione del tutto personale, che s’intersecano tra di loro generando nuove riflessioni mutevoli e sfuggenti, problematiche che sollevano perplessità sul mondo e il modo in cui viviamo. Ultra liquida ha desiderio di dare voce ai giovani, succubi del passato e dei suoi sbagli, ma anche protagonisti attivi che negli ultimi anni hanno mostrato una grande sensibilità nei confronti del loro destino. Un progetto multidisciplinare che mira a una varietà di linguaggi artistici, e che propone opere d’arte, oggetti di design e riflessioni architettoniche. Un carotaggio dei nostri tempi, di sicuro non esaustivo, ma tramite il quale ci si può concedere del tempo per riflettere e porsi delle domande sul nostro presente e futuro. Ultra liquida, come la nostra società, è anche un augurio metaforico alle prossime generazioni, affinché possano seguire serenamente il fiume della vita.

Questo progetto espositivo è stato ideato in collaborazione con il collettivo losannese La Love Machine e riflette sulle tematiche legate all’epoca digitale, alle questioni di identità e ambientali. Le artiste e gli artisti che prendono parte alla mostra sono Dario Aguet, Eden Levi Am, Rémy Bender e Basile Richon, Delfino Fidel, Quark, Mahalia Taje Giotto, la love machine e Aurélie Vial, Mirta Lepori, Elena Lurati e Sofia Lurati e Achille Masson.

 

EVENTI COLLATERALI

30.09 – H. 18 Vernissage mostra con dj set di 783 Nora Asteroid e street food di Grotto del Mulino

14.10 – H. 16 Visita guidata con aperitivo offerto

21.10 – H. 14.30 Visita guidata alla mostra seguita dal convegno “Ricerche in corso” tenuto da AsaSi (Associazione delle storiche e degli storici dell’arte della Svizzera Italiana) presso il Mulino del Ghitello (sala del Frantoio, ci si sposterà dalla Saceba tutti insieme). A seguire un piccolo rinfresco :)

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via vai (via)

Siamo d’accordo che quello delle valli è un fenomeno più che lecito. E non è solo storia delle valli di qui, ma di tutto il cantone, e senza dubbio anche di altri paesi. Dall’inizio del secolo passato, vallate come questa hanno sentito le proprie pareti e insenature svuotarsi dai propri abitatori. Così, di punto in bianco. Hanno vissuto addii, udito promesse, visto lacrime, aspettato tanto il ritorno. Non vi era fortuna sulle montagne e per questo le persone che le vivevano hanno dovuto compiere delle scelte, sovente molto dure. Si ritrovavano poi spesso lontane, addirittura dall’altra parte dell’oceano. Una valigia con due stracci e della speranza, via a cercar fortuna in altri luoghi. Alcuni si sono rivisti, altri chissà. La valle è rimasta sola con il suo eco che per anni le ha risuonato dentro. Strano pensare, invece, a come oggi chi è nato in un luogo diverso dalla valle, vi si rechi per cercare rifugio e soprattutto protezione dall’impazienza della società. Ci si riavvicina alle storie degli antenati, alle proprie radici, all’abitare in modo semplice, all’apprendere dalla natura. Un grande ritorno alla montagna, che alla fine è terra, che alla fine è vita.

Dall’idea di un ritorno alla vita nelle valli si sviluppa via vai (via), progetto espositivo curato da Associazione + 41 su invito di APS (Associazione Percorsi Culturali). Anna Malina Jaun, Kevin Carrozzo e Anjesa Dellova si trovano a dialogare negli angoli rurali del paesino di Sagno tramite il mezzo espressivo della pittura, comune questa volta a tutti e tre. Portando dai centri urbani di Berna, Lugano e Losanna il proprio vissuto, le proprie figure e la propria individualità, gli artisti donano la possibilità alla loro arte di incontrare storie e paesaggi nuovi e, viceversa, al pubblico di scoprire altri mondi, altre identità e altri luoghi dell’abitare. Nuove prospettive accolte in un luogo che apprende gli influssi esterni e ne custodisce gli insegnamenti, prendendosene cura in vista del ritorno di chi è partito e forse presto tornerà.

Mostra curata da Associazione +41 su invito di Associazione Percorsi Culturali in occasione dell’evento BreggiArte.

Artisti in mostra

Anna Malina Jaun (*1992) è un’artista svizzera che vive e lavora a Ins, nel Canton Berna. Dopo aver conseguito un bachelor in Mediazione in arte e design all’HKB di Berna, prosegue i suoi studi in un percorso di master in Arte e insegnamento artistico. La sua pratica artistica spazia dalla pittura al disegno fino a sfociare nel campo della performance. Tra le sue più importanti mostre: Ohne Titel, Junge Malerei aus Süddeutschland und der Deutschschweiz, Kunstmuseum Singen (Singen (DE), 2022), MUSIC IS MY BEACH HOUSE, Outside Rohling (Berna, 2019), Cantonale Berne Jura 2019, Kunsthaus Centre d’art Pasquart (Bienna, 2019) e JKON 2019 (Olten, 2019).

Kevin Carozzo (*1998) è un artista svizzero che vive e lavora a Lugano. Dopo essersi diplomato al CSIA a Lugano, riesce in poco tempo a distinguersi nella scena artistica ticinese con diverse opere esposte alla Straordinaria (Lugano, 2023), al quartiere Maghetti (Lugano, 2022), al Lido San Domenico (Lugano, dal 2020), allo spazio Morel (Lugano, 2020), al Cerchio91 e al container di Lugano Bella (Lugano, 2019). Alcuni suoi lavori sono stati presentati in Cina, all’Hangzhou Cultural and Creative Industry Expo. Attualmente il suo percorso artistico sta variando tra sculture e sperimentazione di nuove tecniche materiali, spesso di riciclo o di basso costo. 

Anjesa Dellova (*1994) è un'artista svizzera che vive e lavora a Losanna. Si laurea nel 2017 a l’ECAL a Losanna, dove sperimenta vari mezzi espressivi tra cui fotografia, video e pittura. Decide in seguito di dedicarsi completamente alla pratica pittorica iscrivendosi alla HEAD di Ginevra in un corso di Arti visive; qui sviluppa una propria tecnica che chiama "frottage", mantenendo comunque la fotografia come un mezzo di ricerca. Nel 2022 vince il premio Kiefer Hablitzel | Göhner e il premio Alice Bailly 2023. Dellova ha presentato e presenterà i suoi lavori in numerose mostre e istituzioni: alla National Gallery of Kosovo (Pristina, 2023), al Centre d'Art Contemporain d'Yverdon (Yverdon, 2023),al Mayday (Basilea, 2023), al Tunnel Tunnel (Losanna, 2023), Jungkunst 2022 (Winterthur, 2022) e La Printanière (Losanna, 2019).

L’Associazione +41 è stata ospite di Breggia Sonora, costola radiofonica del progetto artistico BreggiArte promossa dall’Associazione Percorsi Culturali in collaborazione con Radio Gwen, per parlare del progetto espositivo Via vai (via). Conducono l’episodio Matilde (Associazione Percorsi Culturali), Yari e Nicole di Frequenze.

ASCOLTA L’EPISODIO

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VISIONA VOL. 2

Per la stagione primaverile 2023 Associazione +41 è lieta di annunciare Visiona Vol. 2, la seconda edizione della sua rassegna cinematografica dedicata al giovane cinema svizzero. Perseguendo l’obiettivo principale dell’associazione, ossia quello di creare dei ponti e delle sinergie tra le diverse regioni della Svizzera, Visiona Vol. 2 si pone lo scopo di creare un’opportunità d’incontro tra giovani cineast* provenienti da tutta la Svizzera. Una serata di cinema all’aperto durante la quale saranno proiettate le opere cinematografiche di divers* regist* formatis* presso alcune delle principali scuole cinematografiche elvetiche: ECAL (Losanna), ZHdK (Zurigo), HEAD (Ginevra), CISA (Locarno).

Nello specifico saranno presentati i seguenti cortometraggi:

(1) NINA ­— REGIA DI CHIARA TOFFOLETTO, 2022.
Prodotto da CISA [Conservatorio Internazionale di Scienze Audiovisive] e ventura film. 18 min, italiano.

Durante un’uggiosa giornata primaverile, fatta di giochi, travestimenti e desideri, Nina e le sue amiche Cora e Bea decidono di fare un patto. Devono trovare dei ragazzi e avere per la prima volta un rapporto sessuale. Lo stesso giorno, alla stessa ora.

(2) DER INHALT EINES BÜNZLIS ­— REGIA DI LARS WICK, 2022.
Prodotto da ZHdK [Zürcher Hochschule der Künste]. 10 min, svizzero-tedesco.

La signora Bünzli non vuole in nessun caso mettere a disposizione dei rifugiati il suo alloggio inutilizzato, anche se una nuova legge la obbliga a farlo. Mentre le autorità le si avvicinano sempre di più, i suoi tentativi di riempire la stanza vuota con qualcuno di familiare falliscono. La signora Bünzli ricorre allora a metodi non convenzionali.

(3) DER MOLCHKONGRESS — REGIA DI MATTHIAS SAHLI E IMMANUEL ESSER, 2022.
Prodotto da ZHdK [Zürcher Hochschule der Künste]. 16 min, tedesco.

Le salamandre giganti parlanti, apparentemente scoperte di recente, sono state sfruttate dall'uomo per anni come manodopera umile e animali da laboratorio. In un congresso tenutosi in un edificio immerso nella natura verrà discusso lo sfruttamento di questi animali.

(4) À LA DÉRIVE — REGIA DI MARION REYMOND, 2022.
Prodotto da ECAL [Ecole Cantonale d’art de Lausanne]. 13 min, francese.

Una giovane badante ricorre a un mondo di fantasia per affrontare il dolore della perdita della madre e per sfuggire alla routine della casa di riposo in cui lavora.

(5) LA VÉRITÉ SUR ALVERT, LE DERNIER DODO — REGIA DI NATHAN CLEMENT, 2023.
Prodotto da HEAD [Haute école d’art et de design - Genève]. 16 min, creolo.

Sull'isola della Riunuone, Lunet e suo nonno Dadabé cercano di trasformare una gallina in un Dodo, le cui piume magiche potrebbero salvare la madre del ragazzo, gravemente malata.

(6) L’AZZURRO DEL CIELO — REGIA DI ENEA ZUCCHETTI, 2019.
Prodotto da Enea Zucchetti. 10 min.

Una città silenziosa, misteriosamente priva di abitanti, viene attraversata da un uomo arrivato da un paese lontano.

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soplo

Secondo progetto espositivo di +41, SOPLO viene presentato negli spazi dell’ex cementificio Saceba a Morbio Inferiore e riunisce i lavori di quattro artist* provenienti da diverse parti della Svizzera.

Secondo la concezione animista (1) della realtà, ogni essere vivente e non, ogni oggetto, ogni cosa della Terra viene fornita di un’anima che permette di possedere a sua volta il pnèuma, il principio di vita che dona respiro nel Mondo. Termine filosofico semanticamente affine a quello dell’anima, l’espressione pnèuma designa, secondo la terminologia greca, la causa vitale cosciente di ogni organismo del Pianeta.

Secondo il filosofo e pensatore italiano Emanuele Coccia, pnèuma ha invece un riferimento molto diretto al concetto di respiro: respirare significa che ciò che solitamente ci contiene, ovvero l’aria, diventa in noi contenuto e, per converso, ciò che conteniamo diventa quello che ci contiene. Secondo questa visione della vita, respirare significa dunque essere immersi nell’ambiente che ci penetra con la stessa intensità con la quale noi lo penetriamo (2).

Qualunque esistenza intesa sotto quest’ottica prevede pertanto di partecipare in modo attivo alla creazione del Pianeta e alla sua continuità nella storia dell’Universo. Ogni luogo, dunque, ogni spazio in cui Tutto abita, è considerato parte di questo immaginario, allo stesso modo in cui lo è anche ogni artefatto nato dalle mani delle donne e degli uomini. Capita spesso, così, che differenti luoghi artificiali nascano e si sviluppino nel pieno della natura con i suoi fiumi, le sue pietre e le sue piante, accogliendo dentro di sé, una volta formatisi, l’energia vitale e il respiro proveniente dalla Madre Terra.

È questo il caso della costruzione dell’ex cementificio Saceba a Morbio Inferiore, innalzato nel meraviglioso Parco delle Gole della Breggia attorno agli anni ’60 e in funzione fino agli inizi del Ventunesimo Secolo; nata in un contesto puramente naturale, questa fabbrica faceva convivere dentro di sé esseri umani e materiali naturali che si muovevano incessantemente attorno e nella grigia struttura di cemento. L’aspetto del paesaggio ai piedi della valle che accoglie il fiume Breggia cambiò radicalmente dopo l’arrivo della fabbrica, vedendo al proprio interno fondersi l’artificio portato dagli esseri umani con la natura presente in loco da milioni di anni. Ora che questo luogo è caduto, ciò che ne rimane – una sola torre – resta privo della propria anima e svuotato da ciò che l’ha sempre invaso e mantenuto vivo. È dunque proprio in questo luogo in cui quattro artist* provenienti dall’intera Svizzera si incontrano, creano connessioni e si proiettano in un immaginario che intreccia vita, respiro, nascita e movimento, mirando insieme a riportare a respirare e a vivere questo grande fossile che ora, senza più anima, un giorno, si è improvvisamente cementificato.
Prendono parte a questo progetto espositivo: Oliver Brunko, artista multidisciplinare svizzero tedesco; Arunà Canevascini, artista multidisciplinare ticinese; Sebastián Dávila, artista multidisciplinare svizzero francese e Noëmi Gamma, artista multidisciplinare svizzero tedesca.

ATTRAVERSO DIFFERENTI MODALITÀ DI PENSIERO, DI AZIONE E DIVERSI MEDIA ARTISTICI, GLI/LE ARTIST* CHE PARTECIPERANNO ALLA MOSTRA INDAGHERANNO E INTERPRETERANNO DIVERSI ASPETTI LEGATI AL CONCETTO DI PNÉUMA. SOPLO SI PONE COSÌ COME SCOPO QUELLO DI RIUNIRE VARIE REALTÀ E PERSONALITÀ CHE, DIALOGANDO INCESSANTEMENTE, RIPORTERANNO IN VITA GLI SPAZI DELL’EX CEMENTIFICIO SACEBA A MORBIO INFERIORE.

(1) Con tale concetto si vuole intendere il termine coniato nel 1871 dall’antropologo inglese E. B. Tylor (1832 – 1917) per designare una forma primordiale di religiosità basata sull’attribuzione di un principio incorporeo e vitale (appunto, l’anima) a fenomeni naturali, esseri viventi e oggetti considerati da molti inanimati; tutto ciò che viene riconosciuto come animato risulta pertanto legato a forme di venerazione, spesso direttamente funzionali alla buona riuscita delle azioni quotidiane di vita.

(2) Pensieri e concetti contenuti in Emanuele Coccia, La vita delle piante. Metafisica della mescolanza, Il Mulino, Bologna, 2018.

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VISIONA VOL. 1

VISIONA È UNA SERATA DI PROIEZIONI CINEMATOGRAFICHE: sette FILM DI GIOVAN* REGIST* CHE SI SONO FORMAT* NELLE PRINCIPALI SCUOLE DI CINEMA IN SVIZZERA (HEAD, ECAL, ZHDK E CISA) sono PRESENTATI NELLA SPLENDIDA CORNICE DEL PARCO DELLE GOLE DELLA BREGGIA. I FILM sono MOSTRATI IN LINGUA ORIGINALE CON SOTTOTITOLI IN INGLESE. free entry!

FILM:
01. FISHKNUSPERLI
di Lars Mulle, 2021. Prodotto da ZHdK (Zürcher Hochschule der Künste) — 8.5 min, tedesco, sottotitoli in inglese.

L'autunno si diffonde al Badi Rössli. La bagnina sorveglia una piscina in cui galleggiano solo foglie. Non c'è più niente di caldo nel bistrot e nel solarium una bagnante è infastidita dal giardiniere che rastrella. L'arrivo di una festa di matrimonio porta una ventata di aria fresca.

02. LA ROUTE DES JEUNES
di Justine Knuchel, Juan Manuel Vegas e Saro Vallejo, 2021. Prodotto da HEAD - Genève (Haute école d'art et de design) — 15 min, francese, italiano, inglese, sottotitoli in inglese.

Sotto il viadotto che sostiene la Route des Jeunes a Ginevra, un epicentro del divertimento convive con la polvere che si accumula sui veicoli abbandonati. A seconda del giorno e dell'ora, ci sono pattinatori, giocatori di hockey, futuri motociclisti che fanno lo slalom e giovani che si divertono con le loro auto. La gioventù ha fatto parte della storia di questa strada dalla sua costruzione nel 1942 sino ad oggi.

03. DIE STADT, DIE ES NOCH GIBT
di Marvin Meckes e Lukas Fuhrimann, 2021. Prodotto da ZHdK (Zürcher Hochschule der Künste) — 18.5 Min, tedesco, sottotitoli in inglese.

Dietro alte montagne e scure foreste si trova Triberg, il luogo di nascita dell'orologio a cucù. Per secoli, l'oggetto di culto è stato lavorato a mano qui, attirando turisti da tutto il mondo. Ma il boom degli anni '80 è svanito e l'orologio a cucù ha perso sempre più del suo fascino e della sua magia. Lo stesso vale per il posto, che ora assomiglia a una città fantasma. Tra ristoranti abbandonati e negozi di souvenir vuoti, gli abitanti della città sperano ardentemente nel ritorno dei turisti.

04. COME UN’ECO
di Anna Spacio, 2018. Prodotto da CISA (Conservatorio Internazionale Scienze Audiovisive) — 13 min, italiano, sottotitoli in inglese.

Estelle è un'adolescente dall'identità fragile. L'incontro con Eloise fa nascere un'amicizia che presto si trasforma in ossessione.

05. BALTHAZAR ET MADALENA
di Gabriel Colban, 2021. Prodotto da ECAL (Ècole Cantonal d'Art de Lausanne) e RTS Radio Télévision Suisse — 20.5 Min, francese, sottotitoli in inglese.

Al Circo Rainor, Madalena, la donna cannone che darà il via alla cerimonia di riapertura in pochi giorni, è estremamente ansiosa.
Dalla morte accidentale di Diego, il famoso trapezista, crede che il suo numero sia il bersaglio di una maledizione. Durante la sua ultima prova - mentre è in aria - incontra lo sguardo di Balthazar, il nuovo trapezista.
Il tempo si ferma. Una storia d'amore tormentata.

06. BELE NOCI
di Andrea Popovic, 2021. Prodotto da ZHdK (Zürcher Hochschule der Künste) — 18 min, tedesco, sottotitoli in inglese.

Un incontro casuale dietro le quinte: un vetro rotto e una sigaretta condivisa fanno incontrare due sconosciuti. Tre notti in cui imparano a superare le gerarchie sociali e l'amore non corrisposto. Un cortometraggio ispirato al romanzo "Le notti bianche" di Fëdor Dostoevskij.

07. LA PATIENCE DES VIGNES
di Agnese Làposi, 2021. Prodotto da Artist Collective Revolta e Ardèche Images — 15 min, francese, sottotitoli in inglese.

Nel 1888 l’epidemia di fillossera devasta i vigneti europei, causando disperazione e povertà. Monsieur Chevrier è alla ricerca del luogo dove sembra sia stata trovata una soluzione: una fabbrica di innesti. Ma gli sconvolgimenti indotti da questa malattia sulla viticoltura persistono nel tempo. Difatti, il viaggio di Monsieur Chevrier prevale le contingenze storiche e si prolunga fino ai giorni nostri.

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C’era una volta la Pangea

Il termine Pangea deriva dal greco antico e significa “tutta terra”. Utilizzata nel campo della geologia, questa denominazione fu introdotta all’inizio del primo decennio del ‘900 dal geologo e scienziato tedesco Alfred Wegener, che fu il primo a formulare la teoria del supercontinente. Circa 250 milioni di anni fa gli attuali continenti erano raggruppati in un’unica superficie terrosa e circondati da una vastità d’acqua denominata oceano Pantalassa; in seguito al moto e alla collisione dei blocchi continentali, definita “tettonica delle placche”, vi fu una frammentazione geologica che definì l’attuale situazione continentale del nostro pianeta.

“C’era una volta la Pangea” è un progetto espositivo che prende ispirazione dall’immagine metaforica del supercontinente, simbolo di un significato più profondo di unione e coesione. Traslando questo concetto di “tutt’uno” a una scala minore, l’esposizione ha lo scopo di porre l’accento su una riflessione volta alla situazione attuale della cultura e delle arti contemporanee nel nostro paese.

Unita sotto forma territoriale, ma frammentata all’interno dei suoi confini, la Svizzera si pone in maniera antitetica al concetto metaforico di Pangea espresso precedentemente. Il modello della Confederazione Elvetica è uno dei pochi esempi mondiali in cui diverse realtà sono raggruppate e coesistono all’interno di un unico territorio.

L’effettiva esistenza di un’identità nazionale svizzera ha sollevato negli anni passati vari quesiti. Attorno agli anni Ottanta la costruzione ideologica del Sonderfall (1) venne messa in profonda discussione da una nuova corrente storiografica e a seguito della pubblicazione dei volumi “Nuova storia della Svizzera e degli svizzeri” (Giampiero Casagrande editore, 1983). Si creò un nuovo approccio il quale mirava a reinterpretare criticamente la questione dell’unicità nazionale svizzera in legame anche ai rapporti transnazionali con gli altri paesi europei. La Svizzera rappresenta dunque un caso particolare in cui, oltre a un’eterogeneità linguistica, sono anche presenti differenze a livello culturale. Gli usi, i costumi, le relazioni sociali, le usanze alimentari e così via, differiscono al suo interno da Nord a Sud e da Est a Ovest.

Questa frammentazione viene fortemente percepita anche nell’ambito delle arti contemporanee. L’idea principale dell’esposizione è quindi quella di riunire in un unico spazio le opere di diversi giovani artisti provenienti dalle varie regioni svizzere, con l’intento di creare un luogo del contemporaneo culturalmente coeso e inclusivo, volto alla comprensione di che cosa significhi essere un giovane artista in Svizzera oggi. Prima mostra organizzata da +41, “C’era una volta la Pangea” ha lo scopo di favorire gli scambi tra giovani artisti provenienti da diversi cantoni, e assumendo il ruolo simbolico di manifesto, mira a creare nuove interconnessioni, cercando di abbattere quelle barriere presenti tra le culture della Svizzera.

Prendono parte a questo progetto espositivo: Kevin Banto, giovane artista svizzero francese; Ronja Römmelt artista pluridisciplinare svizzero tedesca; Massimiliano Rossetto, artista visuale ticinese e Vera Trachsel artista plastica ticinese, ma di adozione svizzero tedesca.

Attraverso differenti medium artistici e riflessioni, “C’era una volta la Pangea” ha lo scopo di creare un luogo dove le opere di ogni artista in mostra possano coabitare e dialogare tra loro.

(1) Il concetto di Sonderfall (dal tedesco “caso particolare”) è una costruzione ideologica sviluppata in Svizzera. Questa si basa su una serie di particolarità specifiche al fine di autorappresentarsi e caratterizzarsi come Nazione. I principi di neutralità, libertà e indipendenza sono alcuni degli elementi sui quali si sviluppò l’identità nazionale svizzera, elementi che portarono alla nascita di una visione dello Stato federale come caso particolare rispetto a qualsiasi Stato europeo. La questione di un’effettiva identità svizzera è però stata sin dai tempi moderni fonte di dibattito storiografico, il quale mise più volte in discussione l’effettiva esistenza del Sonderfall e dunque di una specificità svizzera.